Il prezzo del petrolio cresce spinto da tensioni tra Russia e Ucraina, sanzioni USA e previsioni divergenti.
Negli ultimi mesi, i mercati energetici hanno vissuto una crescente incertezza geopolitica. Il conflitto in Ucraina, la pressione crescente sull’Iran e le nuove sanzioni contro la Russia hanno destabilizzato l’equilibrio internazionale, influenzando direttamente i mercati delle materie prime. In particolare, il mercato del petrolio è tornato al centro delle attenzioni.

Un contesto globale ad alta tensione
L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati (Opec+) ha recentemente annunciato un nuovo aumento della produzione, con l’obiettivo di calmierare i prezzi. Tuttavia, questa decisione non è riuscita a rassicurare gli investitori, che temono una riduzione dell’offerta globale a causa di nuove misure restrittive contro il petrolio russo. Nel frattempo, la domanda globale resta sostenuta, alimentata anche dalla stagionalità legata all’estate.
Gli analisti osservano con attenzione i dati macroeconomici, le mosse delle principali banche centrali e le tensioni nei corridoi diplomatici. In questo quadro, le opinioni degli analisti di Wall Street acquisiscono un peso sempre maggiore per prevedere le prossime evoluzioni del settore energetico.
Le stime di Goldman Sachs e Morgan Stanley: cosa aspettarsi ora?
Due tra le più autorevoli banche d’investimento, Goldman Sachs e Morgan Stanley, hanno offerto visioni contrastanti. Secondo Goldman Sachs, l’Opec+ continuerà ad aumentare la produzione anche ad agosto, in risposta a una domanda più robusta del previsto. La banca prevede una stabilizzazione dei prezzi del petrolio solo da settembre, con rischi però orientati verso nuovi aumenti.
Di diverso avviso è Morgan Stanley, che stima un aumento della produzione per altri tre mesi, ma sottolinea un disallineamento tra quote e produzione effettiva. Secondo i suoi analisti, i prezzi del Brent si manterranno intorno ai 60 dollari al barile per il resto del 2025, con un ulteriore calo nel 2026.
Nonostante l’annuncio dell’Opec+ di aumentare la produzione, i prezzi del petrolio sono saliti: il Brent ha superato i 64 dollari e il Wti i 62, spinti più dalle tensioni geopolitiche e dalle sanzioni che dall’offerta. Gli analisti restano divisi, ma i mercati sembrano aver già scelto da che parte stare.